Treviso, 18 ottobre
Da uno spot sulla malasanità, che invita i cittadini a denunciare gli errori di cui si sentono vittime, “la televisione pubblica guadagna pochi spiccioli a fronte di un danno prodotto al servizio sanitario che può arrivare fino a 12 miliardi l’anno, il 10% della spesa sanitaria complessiva”. E’ l’allarme lanciato da Roberto Lala, segretario nazionale del Sumai, sindacato degli specialisti ambulatoriali, nella sua relazione al congresso dell’associazione sindacale, in corso a Treviso.
La medicina difensiva, spiega Lala, è “un fenomeno in crescita nel nostro Paese, come risposta all’aumento del contenzioso medico legale nei tribunali, fomentato ad arte da sedicenti associazioni, recentemente approdate anche alla pubblicità sulle reti Rai”, dice Lala rivolgendosi a Regioni e Governo.
“L’istigazione al risarcimento – continua il sindacalista – colpisce il cuore del sistema sanitario, pubblico o privato che sia, determinando grave incertezza dei professionisti con conseguente aumento della medicina difensiva e quindi dispendio di preziose risorse”. Ed è perversa “la logica che spinge una rete nazionale ad autorizzare una pubblicità che, a fronte di modeste entrate, può produrre danni economici di entità enorme alle aziende sanitarie”.
Non a caso, visto “il lievitare dei costi delle polizze, molte aziende hanno adottato il principio dell’autoassicurazione risarcendo il danno in proprio. Ci sono stime che riportano in questa categoria ‘difensiva’ prestazioni e prescrizioni pari a circa il 10% della spesa sanitaria, ovvero tra i 10 e i 12 miliardi all’anno. E’ evidente che siamo di fronte a qualcosa rispetto al quale non si può stare fermi, né tanto meno si può pensare di scaricare tutta la responsabilità sulle spalle del singolo professionista”.
Il decreto Balduzzi, al rush finale in Aula alla Camera, sulla responsabilità dei professionisti sanitari “è un primo passo, poiché esclude la colpa lieve e avvia la creazione di un fondo che tuteli i professionisti più esposti. L’abbiamo accolto positivamente, pur sapendo che abbiamo ancora una lunga strada da compiere, sul piano normativo e culturale, per riaffermare positivamente il rapporto di fiducia tra medici e cittadini, che impedisca di disperdere in ambito legale risorse importanti”, conclude Lala.
Sono gli acquisti di beni e servizi la maggiore fonte di spreco del sistema pubblico. Lo sottolinea il segretario nazionale del Sumai, il sindacato degli specialisti ambulatoriali, nella sua relazione al 45esimo congresso dell’associazione di categoria, in corso a Treviso “Come si può tollerare – si chiede Lala – che fiumi di denaro vengano utilizzati per il recupero o l’acquisto di beni immobili o apparecchiature a costi iperbolici, destinati tra l’altro – ed è la cosa più grave – a lievitare per compensare il programmatico ritardo nei pagamenti? Non credo si debba essere esperti in alta finanza per capire che questo è un sistema che crea indebitamento, spreco di denaro e cattivi servizi in una spirale senza fine”.
“Come mai – si domanda ancora Lala – Governi di diverso colore politico, e ancor più esecutivi tecnici di indiscutibili capacità, tanto si preoccupano di tagliare la spesa destinata all’erogazione di assistenza, ma non assumono mai decisioni concrete capaci di controllare questi sprechi? Come mai il rigore tanto invocato si interessa del taglio dei Lea e dei posti letto, ma non dimostra la dovuta attenzione su evidenti e continui sprechi, molto spesso causa di inchieste della magistratura?”. La sanità, ha ricordato il leader sindacale, “non è solo una voce della spesa pubblica, ma anche un forte volano economico, che conta su una filiera lunghissima, che va dalla ricerca alla cura, alla logistica e ai servizi. Una filiera che certamente va controllata per evitare sprechi, ma che attiva una serie infinita di attività professionali e produttive, gran parte delle quali hanno un altissimo contenuto in termini di conoscenza, che moltiplica il valore degli investimenti e le potenzialità di sviluppo”.
Il problema sta “nel rendere la sanità pubblica davvero efficiente e funzionale, perché possa allo stesso tempo dare il massimo delle risposte ai cittadini, offrire il giusto riconoscimento ai professionisti e ridurre gli sprechi. Un risultato che si può ottenere solo se tutti gli attori sono messi in condizioni di lavorare e, contemporaneamente, se tutti gli attori – e quando dico tutti intendo con grande chiarezza anche coloro che amministrano le risorse economiche – sono messi sotto controllo”.